Nè lei nè lui ma'loro', ecco Saunders pesista in maschera
A Tokyo gesto per comunità Lgbtq+, ora ha scelto pronome plurale
E' tornata la pesista in maschera. La statunitense Raven Saunders, detta Hulk, che a Tokyo fu medaglia d'argento nel getto del peso donne coprendosi il volto, tra un lancio e l'altro, con una delle sue amate maschere ispirate ai personaggi della Marvel (la sua preferita era appunto quella dell'Incredibile Hulk). Incorse anche nelle ire di Cio e organizzatori perché sul podio sollevò in alto le braccia e le incrociò come segnale a favore della comunità Lgbtq+ di cui fa parte e, disse, verso "gli oppressi e le persone in tutto il mondo che stanno combattendo e non hanno un palcoscenico per parlare". Tre anni dopo, ha chiesto e ottenuto di non sentire usare - quando se ne parla - nè il 'lei' ne' il 'lui', ma il loro, per rispetto del suo essersi dichiarata non binaria. E il Cio si e' adeguato alla volonta' dell'atleta e del suo comitato olimpico. Per questa scelta, sottolinea il Cio interpellato dall'ANSA, la palla e' rimandata nel campo del Team Usa. "Da noi si usa cosi', se una persona non si riconosce nello 'he' o nello 'she', si usa la terza persona plurale - dice Aarti Parekh, portavoce della federatletica Usa, all'ANSA - Non è questione di accettare o meno, è semplicemente così: conta la volontà della persona e noi ci adeguiamo, perchè è giusto farlo. Nello specifico di Saunders, la scelta e' stata fatta dopo i Giochi di Tokyo". Così la bio del sito Cio per Parigi 2024 racconta che in gara "vestono della maschere" e "si identificano con i pronomi 'they/them'. E quando la voce tecnica della telecronaca Bbc, l'ex giavellottista inglese Steve Backley, ha detto commentando le qualifiche di stamane "e' bello rivederla", subito la telecronista Jazmine Sawyers lo ha corretto: "Si', siamo abituati a vederli con questa maschera: loro sono non binari". La Saunders intanto gareggia per tornare sul podio. Stamattina ha gareggiato nelle qualificazioni ed e' andato in finale con la settima miglior misura. Le sue vittorie non sono mai solo medaglie, perchè compete e vince per scacciare i demoni del suo passato. Figlia di una ragazza madre, ha alle spalle una lunga storia di depressione e pensieri di suicidio, al punto che, dopo che lo sport e la terapia l'hanno aiutata rinascere è diventata testimonial della ''National Suicide Prevention Lifeline'. Ha però avuto una ricaduta anche a causa di una squalifica di 18 mesi per doping che ne ha ostacolato la preparazione per Parigi '24. Ma ora ha rimesso la maschera, ed e' tornata a lanciare per vincere
A.Davey--TNT