Record e ritiro,l'addio di Lopez,ultimo orgoglio di Cuba
5 ori in cinque edizioni dei Giochi: e persino il WSJ lo omaggia
(dell'inviato Piercarlo Presutti) Quando Mijain Lopez detto El Terrible, e non c'è bisogno di traduzione, partecipò nel 2004 ad Atene alla sua prima Olimpiade, Fidel Castro era ancora saldamente al comando a Cuba. E guardava le Olimpiadi, terreno perfetto per sfidare l'odiato nemico americano, coll'eterno sigaro in bocca: gli acciacchi ancora glielo consentivano. In questo quadro il giovane guerriero Lopez, eliminato ai quarti di finale nella lotta greco romana ma chiaramente destinato a decollare nell'Olimpo dello sport, andava benissimo ma era solo uno dei tanti eroi a disposizione della retorica cubana che negli anni aveva avuto a disposizione fenomeni come Juantorena, Ana Fidelia Quirot, Sotomayor, Despaigne e le squadre di pallavolo. E soprattutto l'incorruttibile Teofilo Stevenson. Quel pugile dai tratti bellissimi e la boxe regale che respinse le sirene yankee, offerte miliardarie dagli organizzatori di match e da Hollywood, per rimanere a Cuba scandendo con chiarezza "Patria o Muerte". Venti anni dopo quel mondo non esiste più, né sull'Isola, dove non solo non c'é più Fidel ma da tempo non c'è proprio un Castro a governare, né in quel magico mondo che è lo sport. Solo Lopez, che a Pechino 2008 arrivò all'oro, continuando a lottare ha rappresentato la continuità: ieri sera è arrivato a cinque vittorie alle Olimpiadi nella stessa specialità sportiva individuale. Un record. Meglio, per intendersi, dei nuotatori Michael Phelps e Katye Ledecky. Dopo la vittoria netta (6-0), il quarantunenne Lopez, del quale il lottatore lituano Mindaugas Mizgaitis disse "è una roccia che si muove" si è inginocchiato e poi si è tolto le scarpe lasciandole sul materasso dell'Arena Campo di Marte: si ritira, magari troverà spazio finalmente il suo avversario di ieri, Yasmani Acosta, nato a sua volta a Cuba ma dal 2017 naturalizzato cileno perché la presenza di un campione come Lopez nel suo paese natale gli impediva di raggiungere i traguardi sportivi che voleva. "Siamo rivali ma anche amici", hanno detto comunque praticamente in coro, "ci siamo allenati insieme per queste Olimpiadi". Dove la partecipazione di Cuba non è paragonabile a quella dello squadrone che fu. Con un evidente calo di eccellenze sportive persino rispetto a Tokyo. I convocati sono stati 61, otto in meno, anche stavolta neppure una squadra, con 18 presenze nell'atletica, 10 nella lotta, 5 nel pugilato. Insomma, l'economia calante incide pesantemente tra cibo di qualità che scarseggia e ritiri di formazione all'estero sempre più radi, causa aumento dei costi. "Tutto ciò che vuoi ottenere nella vita, dipende solo da ciò che sei disposto a provare", spiega Lopez. "L'apparente invincibilità di Lopez - sottolinea il Wall Street Journal, il giornale simbolo del capitalismo - inizia dalle sue dimensioni. Anche per gli standard dei pesi massimi è enorme, capace di afferrare gli avversari e capovolgerli all'indietro sopra la testa o spingerli completamente fuori dal tappeto". Ma non è tutto. "Con una lista di successi più lunga di una piscina - aggiunge il WSJ - Michael Phelps ha la forte pretesa di essere considerato il più grande atleta nella storia olimpica. Dopotutto, le sue 23 medaglie d'oro sono più del doppio di quelle di chiunque altro. Ma a quanto pare c'è quest'altro atleta, poco conosciuto dalla maggior parte del mondo dello sport, che potrebbe avere più diritto nel rivendicare quel titolo. Pesa 140 chili e ha dedicato la sua vita a sopraffare alcuni degli uomini più forti del pianeta. Sembra più una favola che un atleta: solido come una montagna, inafferrabile come l'aria". L'omaggio più bello, dal giornale simbolo del capitalismo. Fidel impazzirebbe di gioia, ma appunto non c'è più neppure un Castro alla guida di Cuba: la guerra con altri mezzi sempre rappresentata dallo sport, non è più la priorità dell'Isola.
F.Lim--TNT